Che ci facciamo in quel fetido furgone di notte?
Arrivati ad Harran camminiamo per ore, facciamo avanti e indietro cercando un posto in cui può esser comodo piantare la tenda, io sono di cattivo umore, siamo stanchi e non mi piace non sapere dove dormire quando è già buio. Mangiamo qualcosa e troviamo un piccolo spiazzo alberato costeggiato da un muro dove potremmo passare la notte, è abbastanza buio e appartato, non è il massimo ma è il meglio che siamo riusciti a trovare, la notte scorre abbastanza tranquilla tra freddo e cani randagi.
Mi alzo all'alba, mi vesto, sveglio gli altri e ci incamminiamo per la città, la strada in cui ieri abbiamo camminato per ore scopriamo essere affiancata dal vecchio muro di cinta della città (completamente al buio di notte), ormai quasi completamente distrutto, entriamo da una delle antiche porte, affascinante sotto la luce dell'ancora flebile sole del mattino.
Saliamo su di una collinetta seguendo l'unica strada che troviamo (l'unica asfaltata) da qui vediamo la città vecchia, l'antica moschea, il castello e le vecchie case con i tipici tetti, molto simili ai nostri trulli, il tutto circondato dal deserto.
La moschea ormai completamente distrutta è recintata da una pessima rete metallica bucata in alcune parti, non posso resistere ed entro, cammino tra le rovine di un edificio che ha visto passare secoli di storia, sono solo li dentro, il silenzio e la luce dell'alba rende tutto surreale, dei cani scorrazzano tra le poche mura ancora in piedi, l'aria è diversa, profuma di storia e magia, il tempo si ferma, il momento è unico e infinito.
Ci dirigiamo al castello, chiuso per quel che i turchi chiamano restauro, in realtà è una ricostruzione ex novo, non si può entrare, i miei amici si allontanano io insisto, vado a parlare con il responsabile e dopo tanta sfacciataggine riesco a convincerlo, mi metto il casco di sicurezza, ed entro con lui nel castello, meraviglioso e ricco di storia anche lui.
Architettura influenzata da islam e cristianesimo, croci nelle volte e spazi di preghiera verso la mecca.
esco e mi ricongiungo agli altri, hanno incontrato un ragazzo che vuole guidarci per la città (a pagamento) ma noi non abbiamo soldi e la città l'abbiamo già vista tutta, almeno la parte vecchia.
ci mancano solo le case tristemente addobbate per i turisti, entriamo lo stesso, lo scenario è pietoso, uno specchio per le allodole, la casa è piena di oggetti in vendita e arredata secondo l'immaginario classico della casa turca.
Parliamo poi con i proprietari, ci dicono che ormai li son rimasti in pochi, si son tutti trasferiti nelle case ''nuove'', solo alcuni stanno ancora li e usano le loro vecchie case come attrazione.
paghiamo un çai e andiamo via, rivediamo i dromedari e un bel cavallo che mangiano col deserto sullo sfondo, ritorniamo ad Urfa per poi proseguire verso Antep ma le sensazioni provate mi accompagnano ancora, uno strano senso di pace e armonia che forse si trova solo li, dove non c'è nient'altro.
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