Una
settimana per riposarci (e lavorare) dopo il viaggio a Van e prepararci per una
meta ancor più lontana: la Georgia.
![](https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiVheo7Qqyet7D9RbCi6jCxtz9AInkjUdhuQ1nQvLK-w1CsAev7wDtFbX_w19qyE92oLNqHczHtBeoFf8sM89agqNXhYMMIlEuLato1AfK09KVOx4KJdiBBh9TS9UkwqoS2_NQE9tkKDQ_k/s200/Foto0306.jpg)
Ci aspettano 1.200Km di strada da attraversare in Autostop, per intenderci; è all' incirca come percorrere in auto Reggio Calabria - Milano o se vogliamo, in linea d'aria è la distanza che separa Roma da Parigi.
Appena fuori città, all'imbocco della strada principale, dove di solito iniziamo, il primo mezzo che ci carica è un trattore agricolo, il primo di una serie di strani mezzi con cui viaggeremo. La prima tappa che ci prefiggiamo di raggiungere è Nemrut, un sito archeologico sulle montagne della provincia di Adiyaman, il piano è arrivare al vicino villaggio di Kahta e da li proseguire verso le montagne, il piano riesce per metà, arriviamo alle pendici del monte in cui si trova Nemrut ma non riusciamo ad andare oltre, impensabile anche andare a piedi, con il sole che cala velocemente aspettiamo ore in vano che una macchina passi da li.
Con il buio e lo sconforto decidiamo di tornare indietro al villaggio, con la torcia illumino i miei compagni che fanno autostop ai bordi di una strada buia, si ferma un camion carico di operai in compagnia di una nostra vecchia conoscenza: un ragazzo di Ankara incontrato settimane prima ad Antep, adesso è in compagnia di un Singaporegno, anche loro con in progetto il giro della Turchia in autostop, questo incontro ci tira su di morale, vedere un viso conosciuto in condizioni del genere è sempre un conforto per il cuore e per la mente, soprattutto quando scopriamo che siamo ospitati dalla stessa persona e che quindi passeremo la notte insieme.
Mangiamo un ottima merçimek çorba (zuppa di lenticchie), per poi andare a letto presto, domani all'alba ricomincia il viaggio, ma ognuno andrà per la sua strada, noi a nord verso la Georgia, loro a sud verso la Siria.
Dopo aver attraversato Adiyaman e Katha il primo giorno, il nostro obiettivo è andare più velocemente e lontano possibile, sperando di arrivare addirittura a Trabzon, ma come ieri, il nostro piano di viaggio risulta essere inadeguato ai fatti, in questa parte della turchia non ci sono autostrade, le zone sono battute dai militanti del PKK e le città che riusciamo a percorrere sono Malatya, Elazig e Tunceli più i paesini che vi sono in mezzo.
La gente è spaventata e i posti di blocco militari sono a decine, aspettiamo
ore ed ore dentro le città sperando che qualcuno si fermi, la stanchezza ci
assale ma non possiamo fermarci, i primi dubbi sulla fattibilità del viaggio
iniziano a farsi spazio e si inizia pure a considerare l'opzione di tornare
indietro, è in questo momento che si ferma un carroattrezzi del soccorso
stradale che da vero soccorritore ci accompagna fino alla tappa successiva,
prendiamo tanti mezzi fino ad arrivare, col buio, ad un posto di blocco militare
in mezzo ai monti, i soldati ci dicono di no.
I soldati di guardia sono ragazzini, uno viene da Istambul il suo compagno da Izmir (Smirne), sono stati mandati lì tra le montagne nel cuore della turchia a combattere i curdi, fa freddo e si riscaldano con del çay che condividono con noi, alla fine riusciamo ad arrivare a Tunceli in nottata, decidiamo di fermarci lì per la notte e iniziamo l'autostop per entrare in città, questa volta a fermarsi è un camion dell'immondizia che ci carica (nell'abitacolo) per portarci in centro.
I soldati di guardia sono ragazzini, uno viene da Istambul il suo compagno da Izmir (Smirne), sono stati mandati lì tra le montagne nel cuore della turchia a combattere i curdi, fa freddo e si riscaldano con del çay che condividono con noi, alla fine riusciamo ad arrivare a Tunceli in nottata, decidiamo di fermarci lì per la notte e iniziamo l'autostop per entrare in città, questa volta a fermarsi è un camion dell'immondizia che ci carica (nell'abitacolo) per portarci in centro.
I
prezzi negli hotel sono uguali e troppo alti per noi, i posti nella casa dello
studente (qui chiamata casa dell'insegnante) invece tutti occupati, decido
allora di provare a contrattare nel primo hotel in cui eravamo entrati, riesco
a farmi fare un piccolo sconto, accettiamo, doccia e poi a letto, domani si
riparte all'alba.
Gli appunti di viaggio dicono:
''Adiyaman - Tunceli 5/6 nov.2012
Abbiamo impiegato un giorno intero per arrivare, le macchine non si fermano, le persone non si fidano.''
Gli appunti di viaggio dicono:
''Adiyaman - Tunceli 5/6 nov.2012
Abbiamo impiegato un giorno intero per arrivare, le macchine non si fermano, le persone non si fidano.''
Al sorgere del sole ritorniamo sulla strada per
Erzincan, ormai sconfortati e senza programmi per il giorno che viene, soltanto
la speranza di arrivare a destinazione, ma senza troppe aspettative.
Un po' più in là un altro posto di blocco, anche qui pensano loro a fermare i veicoli per noi, ma nessuno va verso la nostra direzione.
Un po' più in là un altro posto di blocco, anche qui pensano loro a fermare i veicoli per noi, ma nessuno va verso la nostra direzione.
Un soldato in borghese ci dice che qui ci sono
frequenti attacchi terroristici da parte del partito comunista curdo PKK
vantandosi di averne uccisi 4 pochi giorni prima.
I paesaggi sono bellissimi, decidiamo di salire su una macchina che
percorre poco più di una 15ina di Km, ma meglio che rimanere bloccati al
presidio militare, luogo sicuramente più pericoloso.
Per ore siamo rimasti bloccati su stretti sentieri tra le montagne,
sulle rive di fiumi o in strade a strapiombo su profondi burroni, Paesaggi
fantastici in questa parte di Turchia, soprattutto con l'avanzare dell'autunno
che colora tutto e dà vivacità ai boschi che diventano man mano più fitti verso
nord.
Una piccolissima cittadina sulle montagne, ancora
ferma nel tempo da cui ammirare paesaggi fantastici è Pülümür, dalla strada principale
su una montagna si legge scritto ''Ne mutlu Turkum diyene'' felice colui che
può dirsi turco, non è la prima
volta che lo vedo, questa frase è ricorrente in molte montagne in regione curda
e penso a quanto dev'essere stressante esser curdi in un paese in cui la
propaganda turca è ovunque, in cui anche le montagne ti ricordano
che sei diverso e che questa terra che ti era stata promessa adesso ti è
nemica e si prende gioco di te, sicuramente non è la maniera migliore per
attenuare gli scontri, fin quando si giocherà a braccio di ferro, in questa
regione ci sarà solo sangue, violenza e paura.