Un'altra settimana è passata senza avere il tempo per vedere
Gaziantep.
Tra traslochi e nuove sistemazioni ci ritroviamo a dover decidere all'ultimo minuto una meta per il week end. Stavolta ci spostiamo ad est, meta: Urfa e Harran, solito autostop, soliti tè offerti da sconosciuti particolarmente ospitali e cordiali, con cui è piacevole fare una pausa nel caldo sole del mezzogiorno.
Arriviamo ad Urfa nel primo pomeriggio, un po' di distanti dal centro.
La città apparentemente si presenta come tutte le altre che ho visitato, ''moderna'' e caotica, anche se la gente che si incrocia è molto varia, donne con il burqa, arabi, siriani e turchi.
Chiediamo informazioni per il centro (tutto dritto per un km circa), ma più ci si avvicina più cambia il pesaggio, i palazzi iniziano ad invecchiare, in qualche vicolo si intravedono rovine di quelli che un tempo dovrebbero esser stati ricchi palazzi, l'architettura diventa interessante, alcune strutture sono anche in buono stato, passiamo per il bazar, il sole picchia forte e gli alti mucchi di spezie emanano un leggero profumo, coperto nella maggior parte dei casi dall'odore della carne dei kebab. piccole botteghe piene di cibo o di oggettini di latta, decorati per attirare i turisti riempiono questi stretti vicoli affollati, raramente si può vedere anche qualcuno che incide a mano il metallo. L'aria che si respira è diversa dagli altri posti che ho visto, sarà il caldo e la stanchezza, o l'esser circondato (finalmente) da edifici storici, le persone, diverse tra loro non ancora particolarmente attratte dall'occidentalizzazione, ma finalmente sento di essere in turchia.
Siamo entrati in una zona molto curata, un giardino sacro, portici colonnati, una grande moschea e tantissime altre zone di culto. Şanliurfa la città in cui nacque Abramo, ex Edessa, una città che ha fatto la storia.
Un fiumiciattolo pieno di pesci, rinchiuso in canali che attraversano tutta questa zona, aree verdi in cui ci sediamo per pranzare, insieme ad altre famiglie sparpagliate sul prato all'ombra delle palme o di grandi alberi di cui è ricco il posto.
Nonostante la confusione (è domenica) continua a persistere il fascino di questa zona, l'immagine classica del medio oriente.
Mi perdo mentalmente nel percorrere il quadriportico della moschea, pochissima gente passa, il sole è alto nel cielo e le colonne proiettano ombre violente e camminarci quasi in solitudine proietta me in uno stato di tranquillità e pace.
respiro i resti della storia e ne sono felice.
Tra traslochi e nuove sistemazioni ci ritroviamo a dover decidere all'ultimo minuto una meta per il week end. Stavolta ci spostiamo ad est, meta: Urfa e Harran, solito autostop, soliti tè offerti da sconosciuti particolarmente ospitali e cordiali, con cui è piacevole fare una pausa nel caldo sole del mezzogiorno.
Arriviamo ad Urfa nel primo pomeriggio, un po' di distanti dal centro.
La città apparentemente si presenta come tutte le altre che ho visitato, ''moderna'' e caotica, anche se la gente che si incrocia è molto varia, donne con il burqa, arabi, siriani e turchi.
Chiediamo informazioni per il centro (tutto dritto per un km circa), ma più ci si avvicina più cambia il pesaggio, i palazzi iniziano ad invecchiare, in qualche vicolo si intravedono rovine di quelli che un tempo dovrebbero esser stati ricchi palazzi, l'architettura diventa interessante, alcune strutture sono anche in buono stato, passiamo per il bazar, il sole picchia forte e gli alti mucchi di spezie emanano un leggero profumo, coperto nella maggior parte dei casi dall'odore della carne dei kebab. piccole botteghe piene di cibo o di oggettini di latta, decorati per attirare i turisti riempiono questi stretti vicoli affollati, raramente si può vedere anche qualcuno che incide a mano il metallo. L'aria che si respira è diversa dagli altri posti che ho visto, sarà il caldo e la stanchezza, o l'esser circondato (finalmente) da edifici storici, le persone, diverse tra loro non ancora particolarmente attratte dall'occidentalizzazione, ma finalmente sento di essere in turchia.
Siamo entrati in una zona molto curata, un giardino sacro, portici colonnati, una grande moschea e tantissime altre zone di culto. Şanliurfa la città in cui nacque Abramo, ex Edessa, una città che ha fatto la storia.
Un fiumiciattolo pieno di pesci, rinchiuso in canali che attraversano tutta questa zona, aree verdi in cui ci sediamo per pranzare, insieme ad altre famiglie sparpagliate sul prato all'ombra delle palme o di grandi alberi di cui è ricco il posto.
Nonostante la confusione (è domenica) continua a persistere il fascino di questa zona, l'immagine classica del medio oriente.
Mi perdo mentalmente nel percorrere il quadriportico della moschea, pochissima gente passa, il sole è alto nel cielo e le colonne proiettano ombre violente e camminarci quasi in solitudine proietta me in uno stato di tranquillità e pace.
respiro i resti della storia e ne sono felice.
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