mercoledì 9 gennaio 2013

i castelli intorno Van. resti di una potenza passata (part.2)




Dopo esser arrivato puntuale al luogo dell'appuntamento, vengo informato che l'orario è rimandato di un' ora.
Per fortuna ha smesso di piovere, fa ancora freddo e vado di nuovo a rinchiudermi nella stessa sala da tè di ieri.
Sono stati montati i vetri nuovi, il proprietario ha l'aria felice e soddisfatta, è orgoglioso dei suoi nuovi vetri e mi invita a sedermi.

Il posto vicino alla finestra è occupato da degli uomini che fanno colazione con voracità e che mi invitano subito ad unirmi a loro,  mi indicano i nomi di tutto quello che c'è sul tavolo, alle uova esclamo ''yumurta'' con fierezza, aspettando la faccia stupita degli astanti, invece un No secco eccheggia nella sala, mi si spiega che yumurta è turco, li si parla curdo, hek! le uova si chiamano hek! Ridiamo, scherziamo e mangiamo per un po'. Murat, l'uomo che mi aveva invitato al tavolo mi lascia il suo numero di telefono, deve andare via. 
Mi lasciano un bel po' di cibo, pagano anche i 3 çay che ho bevuto ed escono dal locale.
Vado via anch'io a consumare la mia colazione in un parco, c'è il formaggio tipico di van, impastato con delle erbe, molto saporito, poi il pane, una sorta di focaccia con pasta sfoglia, tipico di queste parti, è rotondo, piatto e unto, ma gustosissimo, e le uova di cui vado ghiotto, tagliate a spicchi e spolverate con delle spezie piccanti.
Arrivano anche gli altri, poso la borsa nel locale e ripartiamo.
mi allontano dal centro a piedi, poco meno di un ora e ricomincio l'autostop, la meta è çavustepe kalesi, (kalesi = castello) percorro i 25km velocemente, le rovine si trovano sulla cima di una piccola montagnetta e per fortuna l'uomo che mi ha dato il passaggio mi porta fino in cima con la macchina, il luogo è deserto, il paesaggio fantastico e il vento spinge via le nuvole dal cielo azzurro come pochi, il sole è caldo e accogliente, poso le felpe su una roccia e mi incammino, il castello dev'esser stato molto grande e maestoso, ma purtroppo ne rimangono solo le basi, ci si sente così piccoli eppure così grandi a dominare una vallata così maestosa, resa ancora più suggestiva dal cielo che lo sovrasta.
 
Vado via, e scendo lentamente, voglio lasciare quello spettacolo il meno velocemente possibile. Mi aspettano altri 30km da fare per il prossimo castello, una ragazza dai lineamenti orientali, da sola si incammina verso la strada che ho appena percorso e che porta alle rovine, una figura strana, candida dal giubotto bianco, si incammina in questo paesaggio desertico, rimango per un po' voltato a guardarla, cammina sola ma sicura, passi certi come se avesse appena imboccato il vialetto di casa, si allontana lenta fino a diventare un piccolo punto bianco nel paesaggio brullo, figura fantastica figlia di una cultura ancor più lontana, rimango incantato e la sua figura mi si imprime nella memoria.

Un pastore mi si avvicina, gli chiedo un po' di latte di capra, ma ridendo mi dice che il suo gregge è formato solo da maschi, per il bayram, e domani (si passa la mano tesa intorno al collo.) verranno sgozzate per la festa, tutte!
Una macchina si ferma, è un professore, ed è appena tornato dall'iran, vado con lui, il pastore mi saluta cordialmente prima di partire. 

Guardo ammirato il paesaggio che scorre dal finestrino, va veloce e i 30km passano via senza problemi, Arriviamo a destinazione, lui continua verso la scuola io proseguo per il castello.

Magnifiche rovine si stagliano contro il cielo, anche questo è costruito sopra una piccola montagna che domina il paesaggio circostante, mi ricorda i castelli delle fiabe, quelli in cui di solito vive il cattivo. attraverso un vecchio ponte in pietra e inizia la salita verso l'entrata del castello, immensa e in ottime condizioni, probabilmente restaurata da poco, all'interno ci sono varie foto, poi una scala porta alla parte interna, questa non in condizioni ottimali, tetto inesistente e pareti per lo più crollate, la parte aperta al pubblico non è granchè, la parte più interessante è bloccata dal guardiano, parla inglese e spiega che è pericoloso e non può farci entrare, cerco in tutti i modi di convincerlo a chiudere un occhio ma sembra impassibile e quando ormai sto per rinunciare, cede, toglie il nastro e ci accompagna su, ecco il vero castello. L'hamam e parti di antiche decorazioni murarie ancora visibili, le torri e quelli che una volta erano grandi saloni, mi allontano dal gruppo, mi piace stare solo e perdermi in questi posti, giro tutte le stanze cercando di evitare gli altri, è magnifico e anche da qui il paesaggio è bello, non puoi far a meno di pensare a chi visse e fece costruire tali magnificenze in posti così affascinanti, grandi potenze che dominavano questi territori, affiatati guerriglieri e raffinati sovrani

Giù alle sue pendici, nelle baracche che costeggiano la strada, cerco un posto in cui comprare del cibo, mi invitano a prendere un çay e fare uno spuntino con loro, anche stavolta c'è il formaggio di Van che mi piace tanto, ringrazio, pago il pane e vado via, la macchina su cui salgo mi porta direttamente in città, ritorno nel locale, ricominciamo a giocare a tavla quasi fino a mattina, stavolta vado a dormire a casa del proprietario e dobbiamo aspettare che chiuda il locale.
Domani spenderemo la nostra giornata alla ricerca di un posto diverso in cui dormire, nel frattempo ci godiamo le poche ore di sonno che ci rimangono, per riposar le membra stanche e la mente esausta.